06/05/2013
I nostri colori contro gli imbrattatori di oggi e domani
Quando abbiamo donato al Comune il pannello alla rotonda di via Verdi e quando abbiamo dipinto il murale lungo la pista ciclabile del Naviglio, lo abbiamo fatto pensando di rendere la nostra città più bella, più piacevole, più consapevole.
Chi passa davanti al monumento in ricordo dell’eccidio di Marzabotto e legge la targa, è invitato ad avere memoria dei fatti accaduti, ma anche a meglio comprendere il significato di quell’opera. Chi percorre in bici o a piedi la ciclabile lungo il Naviglio, può ammirare una bella composizione, piuttosto che un muro scalcinato.
Ebbene, questi due lavori sono stati imbrattati, e chi lo ha fatto ha commesso un atto di violenza contro il lavoro di altri. Non ha espresso un pensiero, ma ha cercato di cancellare quello altrui. Ha sfruttato il buio della notte per fare un gesto vile, deprecabile, che non doveva essere visto, quando invece noi abbiamo scelto la luce del sole per inaugurare il pannello e per dipingere il murale, invitando anzi la cittadinanza a partecipare e condividere.
Sul murale abbiamo riportato il tricolore, la bandiera del nostro Paese che è anche quella dell’ANPI. Il verde è il colore dei prati, e qualcuno sostiene della speranza. Il bianco, come la neve, è simbolo di pulizia e onestà . Il rosso è il colore del sangue, non quello sparso nelle guerre, ma quello che circola nel nostro corpo e trasmette la vita, quello donato perché una vita possa essere, e come ricordava Bertoli in una sua bella canzone: rosso il colore dell’amore. Questi sono i nostri colori, quelli della speranza, dell’onestà e dell’amore.
Chi ha imbrattato, probabilmente, si riconosce in un altro colore, il nero, evocatore di lutto e morte.
In queste differenze si intravede il motivo per cui chi ha compiuto quel gesto è comunque destinato alla sconfitta. Possono apparire riflessioni un po’ semplicistiche e banali, ma se dovessimo trasmetterle a un giovane o a una persona di buon senso, difficilmente ci darebbe torto. Come quelle due anziane signore che, passando il 1° maggio sotto il ponte di via Leonardo da Vinci, mentre i compagni ripulivano il murale, hanno detto: «Bravi, quando qualcuno fa qualcosa di bello, bisogna dirgli bravo».
Sono questi i riconoscimenti che ci motivano e ci fanno continuare, tenaci e determinati, lungo la nostra strada, illuminata da Resistenza e Costituzione, due fari del passato che si proiettano nel presente e nel futuro, due preziosi “doni†che, come ANPI, come cittadini consapevoli, dobbiamo preservare dagli imbrattatori di oggi e di domani.