Anche a Cernusco sul Naviglio fu all’indomani dell’8 settembre 1943 che cominciarono ad agire i primi nuclei partigiani. Antifascisti di lunga data, giovani renitenti alla leva, soldati del disciolto esercito si unirono contro tedeschi e fascisti. Le prime azioni consistevano in volantinaggi, scritte murali, diffusione di stampa clandestina, rastrellamento di armi e raccolta di fondi per i partigiani di montagna.
I luoghi di ritrovo dei partigiani, oltre ai cascinotti in aperta campagna, erano i seguenti: per i comunisti la trattoria del “Giuanin†Sirtori (allora situata all’angolo tra Piazza Gavazzi e Via Bourdillon) e Cascina Fornace, dove abitavano Remo Bolzoni e Pietro Tremolada e dove si trovava il deposito di armi; per i cattolici la canonica e la casa di don Secondo Marelli; per i socialisti casa Ester Ticozzi, a Brugherio, e casa Rurale a Cernusco sul Naviglio.
Per quanto riguarda le azioni di recupero armi, il comunista Giovanni Vanoli ha ricordato in particolare quella compiuta da lui, Ambrogio Mattavelli e Giovanni Spinazzi: riusciti ad entrare nel salone dell’allora Cinema comunale (oggi Ospedale) sottraevano otto fucili a un reparto di fanteria che provvisoriamente vi alloggiava; fucili che venivano poi occultati nelle grotte dell’Ospedale Uboldo. Molte armi e munizioni vennero recuperate dalle casermette abbandonate che erano dislocate intorno a Cernusco e Brugherio: quelle recuperate dai partigiani cattolici venivano occultate in una cisterna vuota presso l’Oratorio di Via Briantea. Stessa opera di recupero armi svolsero i partigiani socialisti. E proprio con l’accusa di aver sottratto delle armi e di svolgere attivitàpartigiana, il 18 dicembre 1943 sei giovani cernuschesi, denunciati da una spia, vennero arrestati e deportati a Mauthausen: Roberto Camerani, Quinto Calloni, Angelo Ratti, Ennio Sala, Virginio Oriani, Pierino Colombo. Due di loro non fecero più ritorno: Virginio Oriani deceduto, giovanissimo, il 22 aprile 1945 a Ebensee; Pierino Colombo, deceduto il 5 giugno 1945 a Gusen. Il primo gennaio 1944, don Secondo Marelli doveva abbandonare in tutta fretta Cernusco perché ricercato dai fascisti: dapprima trovava accoglienza presso don Giuseppe Mariani di Carugate e poi si rifugiava in quel di Cantù.