Una vita, un partigiano
Noi che eravamo cresciuti prima come Balilla poi come Avanguardisti, sentire parlare di libertà, di democrazia… per noi è stato un sogno
Giuseppe Comi è nato a Vimodrone il 15 novembre 1924 da famiglia cernuschese, che ritornerà a Cernusco dopo solo un anno. Comincia a lavorare giovanissimo, a 14 anni, prima nella Gloria Cicli, e successivamente nell’Olimpia Cicli, entrambe fabbriche di Milano. Proprio l’esperienza lavorativa e gli incontri con alcuni esponenti del mondo antifascista milanese fanno maturare in Giuseppe la coscienza di ribellione al fascismo e la volontà di opporsi ad un regime totalitario e oppressivo. Già sul finale del 1942, diciottenne, è attivo in una cellula anarchica milanese sul piano della propaganda, attraverso volantinaggi davanti alle fabbriche e alle caserme, invitando militari e operai a disertare la guerra, la guerra del fascismo. Azioni temerarie e rischiose, fatte di rapidi incontri, scambi di materiale, a volte in tram e spesso in bicicletta, dimostrando grande prova di coraggio e destrezza, che saranno elementi fondamentali nella sua esperienza di partigiano. Nel frattempo viene chiamato militare a Tolmino, nell’alto bacino dell’Isonzo; dopo l’8 settembre riesce a scappare, e con un rocambolesco viaggio a piedi durato otto giorni ritorna a Cernusco.
Per evitare di andare a militare sotto i fascisti, Giuseppe e altri suoi compagni decidono di andare a lavorare per la TODT, sulla costa ligure vicino a Sanremo. Qui, prendendo contatti con alcuni nuclei partigiani liguri, ha inizio la sua vita da partigiano, attraverso una serie d’azioni di sabotaggio al lavoro affidatogli (costruzione di una sorta di sbarramento che avrebbe dovuto impedire eventuali sbarchi degli Alleati), ed una serie di contatti e passaggi di informazioni a militari inglesi. Dopo una probabile soffiata di una spia, e qualche arresto di alcuni lavoratori della TODT, Giuseppe e gli altri suoi compagni decidono di scappare nel timore di essere deportati in Germania, e dopo l’ennesimo viaggio ritorna a Cernusco. Nel maggio 1944 partecipa alla costituzione della 105ª Brigata Garibaldi SAP VII Distaccamento, Divisione Fiume d’Adda. Fino alla Liberazione Giuseppe è attivissimo nelle operazioni di resistenza, partecipando in prima persona ad azioni fondamentali, non solo a Cernusco, ma anche a Milano e addirittura nel Nord Italia, come l’assalto al Carcere degli Scalzi a Verona il 17 luglio 1944 per la liberazione del sindacalista Roveda, episodio importante della Resistenza italiana, ancora oggi celebrato nella cittadina scaligera. Tra le tante azioni in cui Giuseppe è stato protagonista va ricordato tra l’altro l’assalto al comando tedesco a Caponago, con la distruzione di una radio da campo, che avrebbe dovuto dare l’ordine di far saltare gli stabilimenti minati di Sesto San Giovanni, per coprire la fuga dell’esercito tedesco. Inoltre vanno ricordati anche i comizi volanti nei cinema milanesi e l’assalto alla stazione di Lambrate, per fermare e distruggere i treni con i rifornimenti d’armi per i tedeschi. La vita non era facile e i rischi altissimi, come lui stesso ci ricorda: “qui si facevano delle azioni mirate, erano guerriglia, imboscate, tradimenti… una guerriglia che non guardava in faccia nessuno, o me o te…”. Anche a Cernusco l’attività di Resistenza prosegue e non si ferma, non solo nei sabotaggi e nelle azioni, ma anche nell’appoggio ai renitenti alla leva, con l’aiuto economico alle famiglie. I luoghi di ritrovo dei partigiani cernuschesi sono la Cascina Fornace, dove vengono nascoste le armi, l’Osteria di Giovanni Sirtori (“Giuanin”), tra via Bourdillon e Piazza Gavazzi, e l’Osteria del Tavola, in piazza Matteotti, di fianco al comando dei carabinieri, dove si tengono le riunioni clandestine. Le numerose azioni per contrastare tedeschi e fascisti contribuiranno alla liberazione di Cernusco, evento in cui Giuseppe parteciperà sempre da protagonista, con il famoso ingresso in Piazza Matteotti con il carro armato rubato ad una colonna di fascisti in fuga per la Germania, decisivo per far arrendere i tedeschi. Anche l’amore di Giuseppe è legato alla Resistenza: dopo la guerra sposerà Maria Codazzi, coraggiosa staffetta partigiana e sorella del partigiano e amico Giovanni Codazzi. Dopo la Liberazione Giuseppe parte per il militare, e per breve tempo sarà segretario della locale sezione del Partito Comunista. Negli anni successivi sarà sempre impegnato politicamente, prima con il PCI e dopo con l’ANPI di Cernusco, di cui diventerà Presidente Onorario. Per vari anni Giuseppe e la famiglia vivranno lontani da Cernusco, a Sabaudia, nella splendida cornice del Parco del Circeo, inoltre una spiccata curiosità e alcuni eventi familiari gli permettono anche di fare numerosi viaggi, che contribuiscono a formare una visione aperta e tollerante verso le altre culture. Ma il maggior impegno di Giuseppe è stato la volontà di dialogo, relazione e incontro con le nuove generazioni, mostrando una grande e affascinante capacità di racconto e trasmissione dei valori e fatti della Resistenza, sempre con una certa delicatezza e dolcezza. Un narratore capace prima di tutto di ascoltare e comprendere anche i cambiamenti e le istanze di una società in trasformazione. Oggi, ironia della sorte, Giuseppe vive a Berlino, e anche dalla capitale tedesca non ha mai smesso di pensare e sognare un mondo migliore.
Radaelli Danilo
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La fotografia, un racconto partigiano [.pdf]